19/02/2011
    Nel Triveneto il 53 per cento dei residenti si dichiara a favore dell’attività venatoria.
    Il 53 per cento dei residenti in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige si schiera a favore dell’attività venatoria.

    I cacciatori sono il 5 per cento della popolazione, contro il 2 per cento della media nazionale. E hanno tra i 25 e i 34 anni, sfatando anche in queste regioni il cliché del cacciatore anziano.
    Lo rileva la ricerca nazionale "GLI ITALIANI E LA CACCIA" dell’istituto Astra Ricerche commissionata da CNCN e FACE Italia, che fa ha fatto tappa a Vicenza oggi 19 febbraio all’Hunting Show.
    Alla presentazione alle ore 10.30 hanno partecipato l'assessore alla caccia della Regione Veneto Daniele Stival, insieme al sociologo Enrico Finzi.
    Alla base di questo studio c’è la volontà del mondo venatorio di comprendere meglio le opinioni degli italiani rispetto a un tema fortemente dibattuto ed emotivamente delicato, e migliorare i processo di informazione sul tema della caccia, che troppo spesso non trova spazio per un confronto sereno e basato su argomentazioni scientifiche.


    Vicenza, 19 febbraio 2011
    Il 53 per cento dei residenti in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige si schiera a favore dell’attività venatoria.

    Questo è il dato conclusivo principale dell’indagine "GLI ITALIANI E LA CACCIA", commissionata all’istituto Astra Ricerche dal Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) e da FACE ITALIA, presentata oggi a Vicenza, presso il Salone Hunting Show, dopo aver fatto tappa in Umbria, Toscana e in Lombardia, per illustrare i relativi dati locali. La ricerca ha coinvolto più di 2200 intervistati, il più ampio campione mai utilizzato in ricerche su questo settore.

    L’indagine analizza molteplici aree relative al rapporto della popolazione con la caccia: la familiarità, le argomentazioni a favore, quelle contrari, le preoccupazioni, il livello di conoscenza dell’attività venatoria e delle leggi e limiti che la regolano da 20 anni, il rapporto con i mezzi di informazione.

    Si inizia con il dato della familiarità con l’attività venatoria: il 48% dei veneti è in qualche legato alla caccia, o perché la pratica, o perché accompagna altri nelle loro attività, oppure perché ha famigliari o amici cacciatori, o infine perché è stato cacciatore.

    I cacciatori sono il 5 per cento della popolazione locale, contro una media nazionale del 2 per cento. Per quello che riguarda il profilo di chi va a caccia, c’è il predominio degli uomini (circa il 70% del totale) e il peso soprammedia dei 25-34enni, dei laureati, degli imprenditori/dirigenti/professionisti. Ciò smentisce la tesi, diffusa anche nel mondo venatorio, per cui andare a caccia sarebbe un’attività prevalentemente "vecchia".

    Poi anche nel Triveneto si rileva il dato della scarsa la conoscenza dei limiti che regolano questa pratica, anche se più basso del resto del paese: il 38% dei residenti in queste tre regioni non sa niente o quasi dei limiti alla caccia imposti dalle normative attuali (il dato nazionale è il 45%); il 34% ne conosce solo alcuni; non più del 28% risulta ampiamente informato.

    Si scopre poi che esiste una forte correlazione statistica tra la notorietà delle norme, il consenso per esse e la buona valutazione della caccia: circa un terzo degli ostili alle attività venatorie è totalmente o quasi non informato circa tali vincoli.

    Quindi, nonostante una ampia "familiarita" con l’attività venatoria, manca anche qui una chiara e sufficiente conoscenza dei limiti della caccia, ponendo come centrale il problema del dialogo e dell’informazione, dato che è proprio su questa scarsa conoscenza delle norme che regolano in Italia l’attività venatoria da oltre 20 anni che si basano gran parte delle tesi anti caccia del nostro paese.

    Questi sono alcuni tra i dati più significativi emersi dall’analisi regionale per la Lombardia dello studio "Gli italiani e la caccia". Per un approfondito studio è consultabile da tutti la ricerca completa e la sintesi che sono disponibili sul sito www.cncn.it e sui siti delle associazioni venatorie federate in Face Italia (www.federcaccia.org , www.anlc.itwww.enalcaccia.itwww.anuu.org)

    “Appare chiarissimo che - ha sottolineato il sociologo Enrico Finzi - qualora la pubblica opinione fosse resa largamente edotta del fatto che in Italia non è consentita la caccia ‘selvaggia’, il favore per l’attuale attività venatoria, in quanto responsabile e sostenibile, crescerebbe in misura consistente”.

    “Uno studio prezioso – secondo l’assessore regionale alla caccia del Veneto Daniele Stival – che dimostra come molte polemiche che si accendono ad ogni inizio di stagione venatoria siano il frutto di una minoranza chiassosa e spesso faziosa. In particolare nella nostra regione, la caccia rientra nella tradizione e nella cultura dei veneti, ed è esercitata con buon senso e rispetto delle regole e della natura”.

    “I tour regionali che sono partiti da Perugia a novembre - hanno dichiarato i promotori dell’indagine CNCN e FACE Italia - vogliono essere un contributo a questa evidente mancanza nel panorama dell’informazione nazionale e locale. Andando tra la gente, facendosi vedere e conoscere anche attraverso la più ampia e approfondita ricerca sociologica in materia mai condotta, i cacciatori italiani puntano a contrastare l’immagine distorta che finora, per comodità o per precisa volontà, ha sempre trovato più spazio nell’immaginario collettivo. Alla base di questo studio c’è la volontà del mondo venatorio di comprendere meglio i sentimenti e le opinioni degli italiani rispetto a un tema caldo ed emotivamente coinvolgente, che troppo spesso non lascia spazio a un confronto sereno, basato su argomentazioni scientifiche”

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