Le Associazioni venatorie riunite nella Cabina di regia e il CNCN rispondono con fermezza alle ultime esternazioni dell’on. Brambilla e alle ancora più gravi dichiarazioni prive di fondamento del vice presidente dell’associazione Vittime della caccia. “Vergognoso utilizzare false informazioni sui bambini per i propri scopi propagandistici”
Roma, 26 settembre 2018 – Sembrano veramente non avere mai fine gli attacchi alla caccia.
Ultimo esempio in ordine di tempo la conferenza stampa tenuta dall’on. Brambilla, paladina dei diritti degli animali – o, almeno, di una parte di questi – alla Camera per presentare le sue ultime proposte di legge, sempre le solite invero, per limitare fortemente, in attesa di vietarla del tutto, la caccia in Italia.
Alla base la consueta supposta commistione fra caccia e bracconaggio; numeri senza alcun fondamento scientifico o riscontro sui selvatici prelevati; denunce di violazioni di norme o Direttive inesistenti; cacciatori presentati come nemici dell’ordine pubblico o persecutori di specie protette e in difficoltà…
In buona compagnia con il vicepresidente della Associazione vittime della caccia - altra fonte di cifre gonfiate ad arte con vari metodi di calcolo, per altro più volte “bacchettati” anche da parte della stampa più obbiettiva – l’on. Brambilla ha così paventato milioni di selvatici uccisi e fantomatiche condanne all’Italia da parte della Ue.
Le cifre, in entrambi i casi, non rispondono a verità. I “carnieri” denunciati dalla Brambilla sono più che teorici addirittura fantascientifici, dal momento che anche i numeri del prelievo, come tutti gli altri aspetti dell’attività venatoria, sono rigidamente stabiliti dalla legge applicando principi di grande prudenza proprio a tutela delle specie selvatiche.
Riguardo gli incidenti denunciati, come abbiamo sempre fatto, anche noi sottoscriviamo che un episodio è anche troppo e l’impegno per la sicurezza, nostra e altrui, è sempre altissimo. Proprio per questo però troviamo quantomeno discutibile, per non dire altro, che con pratica usuale per aumentare la risonanza delle proprie argomentazioni nei numeri vengano conteggiati malori, infortuni, incidenti stradali e perfino cadute dalle scale di casa se avvenute recandosi a caccia.
Da denuncia invece, la cifra di 14 bambini annoverati fra le vittime, “sparata” chiaramente in modo cinico e deprecabile per fare notizia e creare un clima di odio verso la nostra categoria. Nelle ultime 11 stagioni venatorie sono 4 i minorenni deceduti in incidenti di caccia. Un dramma che segna in modo indelebile noi per primi, e sul quale troviamo inqualificabile giocare.
Un comportamento inaccettabile, che abbiamo sempre combattuto con i fatti e non solo a parole e che la dice lunga su quanto l’odio ideologico e sistematico nei confronti di una categoria può produrre.
Nelle ultime settimane poi, complice il dibattito attorno al tema della Legittima difesa e al recepimento della Direttiva armi, in realtà due argomenti completamente separati fra loro, con un mix di mancanza di conoscenza che circonda al di fuori dei praticanti il mondo delle armi e di volontà di indirizzare la pubblica opinione in senso negativo a chiunque possiede o utilizza un’arma da fuoco, giornali e media si sono scatenati in una sorta di caccia alle streghe in cui, ancora una volta, noi cacciatori siamo incolpevoli vittime.
Fortunatamente in questo caso almeno, una parte del mondo politico ha saputo dimostrare pacatezza e obbiettività e non possiamo che ringraziarla per questo.
Dunque, caso o tutto fa parte piuttosto di una ben studiata strategia della disinformazione? Non sappiamo dare una risposta precisa, ma certo è che questo clima alimenta tensioni e contrapposizioni che sfociano purtroppo sempre più spesso in episodi da parte di alcuni individui che celandosi oltre che dietro ai passamontagna alla ideologia animalista non esitano a passare, come è accaduto recentemente a Parma, dalle violenze verbali ai fatti.
Difficile non chiedersi come sia stato possibile, in una società dove si sta ben attenti, a volte sfiorando il ridicolo, a non toccare l’altrui sensibilità garantendo rispetto e libertà di esprimere le proprie idee veramente a tutti, giungere al punto che una attività sostenibile, lecita, consentita e regolata dalle leggi, sottoposta a mille vincoli e controlli e soprattutto chi la pratica venga fatta oggetto di simili attacchi ed esposto a una sorta di gogna pubblica senza che quasi nessuno, tranne alcune lodevoli eccezioni anche nel mondo politico, affianchi i cacciatori spendendo una parola a loro sostegno.
Quando ci si deciderà a mettere un freno a questa delirante deriva sarà sempre troppo tardi.
Da parte nostra continueremo ad agire con la pacatezza ma l’altrettanto radicata fermezza di chi sa di essere nel giusto e non smetteremo mai di informare con tutti i mezzi – anche il comportamento – che la caccia e i cacciatori sono ben altra cosa di quella che pretestuosamente viene trasmessa per convinzione ideologica o, forse ancor peggio, interesse personale.